Quando Dorotea era una bambina era affascinata dal suo pesce rosso. Suo padre le spiegò che i pesci nuotano agitando rapidamente la coda per spingere se stessi attraverso l’acqua. “Sì, papà, i pesci nuotano all’indietro scuotendo il capo” .
Nella sua mente, questa era la realtà: “i pesci nuotano all’indietro scuotendo il capo”.
Le nostre vite sono piene di pesci rossi che nuotano all’indietro. Interpretiamo quello che vediamo, che sentiamo, che tocchiamo, che odoriamo e facciamo salti quantici mentali usando il nostro pregiudizio. Siamo sicuri di avere ragione, e che gli altri sbagliano. Temiamo il peggio, ci impegniamo per una perfezione irraggiungibile e inesistente. Diciamo a noi stessi ciò che possiamo o non possiamo fare mentre nella nostra mente, i pesci nuotano in senso inverso, freneticamente, sbattendo la testa, mentre noi nemmeno ce ne accorgiamo.
Come faccio a dirlo? Ok, lo so per esperienza. Ogni volta che dovevo, scusate correggo, che devo dare un esame, tutte le volte che arriva quel tono di voce che mi ferisce, tutte le volte che ho un’aspettativa e viene delusa, sono i pesci rossi che nuotano nella mia mente.
Ora, il fatto è che è naturale avere emozioni e che le emozioni ci portano spesso ad una lotta contro i nostri pesci rossi. Come ciechi, ci confrontiamo ogni giorno con presupposti appartenenti ad altri e che invece riguardano le nostre capacità, la nostra intelligenza e le nostre possibilità di cui “dovremmo” essere consapevoli. Il punto non riguarda la cecità e comunque si tratta di una visione che ci fa tenere gli occhi spalancati e che ci dovrebbe insegnare ad individuare i pesci che nuotano all’indietro e creati dalla nostra mente.
Che cosa dovremmo provare a vedere? Forse dovremmo diventare totalmente ciechi per vedere la verità universale? Quello che vediamo è una realtà unica, personale, virtuale che viene magistralmente costruita dal nostro cervello.
Lo spiegano gli esperti di neuroscienze: la corteccia visiva occupa circa il 30% del cervello e questa è circa un 8% per il tatto e 2-3 % per l’udito. Ogni secondo, per gli occhi è possibile inviare alla corteccia visiva qualcosa come 2 miliardi di informazioni, il resto del corpo può inviare al cervello solo un ulteriore miliardo. Quindi, è chiaro che la vista può vantare circa due terzi delle risorse di elaborazione del cervello e non sorprende che l’illusione di ciò che vediamo sia così convincente.
Ma non fatevi ingannare: la vista è solo un’illusione.
Per creare l’esperienza della vista, il cervello fa riferimento alla comprensione concettuale del mondo, alle conoscenze, ai ricordi, alle opinioni, emozioni e attenzione mentale. Tutte queste cose e molto di più sono collegate nel cervello alla vista. Questi collegamenti funzionano in entrambe le direzioni, e di solito si verificano inconsciamente.
Così, per esempio, quello che si vede impatta su come ci sentiamo, e il modo in cui ci sentiamo può letteralmente cambiare ciò che si vede. Numerosi studi dimostrano questo. Se per esempio ci viene mostrato un video e ci viene chiesto di stimare la velocità di camminata di un uomo che corre nella moviola, la risposta sarà diversa se ci dicono di pensare a ghepardi o tartarughe. Quello che si vede è una complessa costruzione mentale di nostra creazione e se iniziamo a viverlo passivamente come una rappresentazione diretta del mondo intorno a noi allora quella diventa la nostra propria realtà.
Noi creiamo la nostra realtà in molti altri modi. Prendiamo la paura solo come un esempio. I timori distorcono la realtà. Sotto la logica distorta della paura, tutto è meglio rispetto all’incerto, la paura riempie il vuoto a tutti i costi, lasciando fuori ciò che temiamo e conosciamo e offrendo la peggiore ipotesi al posto dell’incognita, sostituendo assunzione per motivo. Giusto? La paura sostituisce l’ignoto con il terribile.
Ora, il timore è auto-realizzazione. Quando sentiamo il grande bisogno di guardare oltre la nostra realtà e pensare in modo critico, la paura ci immobilizza facendoci battere in ritirata, riducendo e distorcendo la vista, annegando la capacità per il pensiero critico, con una marea di emozioni negative dirompenti. Quando si ha una valida opportunità per agire, la paura ci fa cullare nella non azione stando a guardare passivamente e aspettando che le sue profezie si avverino.
Quindi, come si fa a vivere con gli occhi spalancati di vita? Si tratta di una disciplina appresa. Si può imparare, si può praticare e adesso hai una splendida opportunità per farlo!